L’interprete giuridico, in una prospettiva giuridicamente orientata, dovrebbe sempre essere capace di redigere una previsione dell’esito di una controversia.
Del resto, già una sentenza segna il passaggio dalla «previsione normativa» astratta alla giustizia del singolo caso al quale quella previsione viene applicata.
L’idea di un «diritto calcolabile» risiede sulla previsione che l’esito di ogni controversia debba essere «prevedibile». Proprio tale assunto dà corpo ad uno dei pilastri della nostra civiltà giuridica: quello della «certezza del diritto».
Il sistema giuridico orientato ad una determinata criticità dovrebbe fornire sempre la medesima risposta. Perché certo è solo ciò che è quanto meno prevedibile.
La nuova frontiera del diritto è quindi rappresentata dalle capacità predittive dell’intelligenza artificiale. All’uopo segnaliamo almeno due direttive di ricerca. La prima concerne l’analisi e la predisposizione di atti e documenti.
Ed invero, un esempio di supporto di I.A al diritto potremmo identificarlo in un’applicazione dell’apprendimento automatico al mondo giuridico, capace di combinare la tecnologia di riconoscimento dei modelli con l’apprendimento automatico supervisionato per leggere e comprendere il linguaggio naturale, al fine di consentire agli operatori del diritto una analisi rapida del compendio documentale e contrattuale.
La seconda direttiva attiene, invece, propriamente all’analisi predittiva. Segnatamente essa consisterebbe nella capacità di elaborare previsioni mediante un calcolo probabilistico effettuato da algoritmi operanti su base semplicemente statistica o su base logica.
L’analisi predittiva, più in generale, può essere usata per predire i comportamenti di tutti gli attori del sistema giuridico. Immaginiamo, ad esempio, di combinare dati e software per creare set di dati su giudici, avvocati, parti e soggetti di cause legali, su milioni di pagine di informazioni sulle controversie. Con questi dati gli avvocati possono prevedere i comportamenti e gli esiti che produrranno le diverse possibili strategie legali anche in chiave stragiudiziale e ancor meglio di due diligence.
Gli scenari avveniristici che abbiamo descritto, tuttavia non sono scevri ed immuni da problemi. La «legal analytics» si propone di predire gli esiti dei processi non già sulla base di un rigoroso (e meccanico) ragionamento giuridico (il distillato della vecchia «certezza del diritto») bensì alla luce di sofisticate analisi algoritmico/statistiche di moli enormi di dati (big data). Ed infatti, un conto è ipotizzare ipotetici consolidamenti di una corte, dei giudici, degli operatori. Altra cosa è prevedere con certezza l’esito del singolo giudizio. Per ottenere questo dovremmo disporre di algoritmi in grado di governare incertezza e imprevedibilità.
Ed allora il concetto di certezza del diritto andrebbe mutuato, più che certezza nella applicazione di una risoluzione di una controversia, nella certezza orientata di una previsione o collocamento di un esito di una controversia in guisa di dati sapientemente inquadrati.
Avv. Manuel Pettinato
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